Sdoganiamo subito un concetto misconosciuto: ci si espone sui social per vendere qualcosa ed è proprio questo qualcosa che è difficile da definire con chiarezza.
Innanzi tutto, quanti modelli di farmacie o parafarmacia esistono?
Tantissimi, con mille sfumature diverse: da quella più rigidamente geolocalizzata, calata esclusivamente nel suo territorio, a quella interamente in espansione, perché o non ha un bacino d’utenza tale da garantirgli la sopravvivenza o ha sviluppato una nicchia che necessita di un pubblico più vasto, ci sono ventimila sfumature diverse, ventimila storie da raccontare, ventimila esperienze da condividere.
Il problema, come sempre, è avere qualcosa da dire e, di conseguenza, avere qualcosa da vendere, tale da generare curiosità e interesse, da attirare l’attenzione in un universo dove c’è di tutto e di più e che, soprattutto, cambia continuamente.
Vediamo un po’: si possono vendere prodotti, cosmetici e integratori, ma si può anche vendere credibilità e autorevolezza; si può fare informazione, ma anche denunciare fatti e misfatti misconosciuti ai più; si può fare prevenzione e parlare di mille problemi che ci affliggono ogni giorno.
L’unico punto imprescindibile è avere ben chiaro quale obiettivo vogliamo raggiungere, che cosa vogliamo realmente vendere e a chi, ma per fare questo dobbiamo spogliarci, almeno per un momento, dell’abito del bottegaio per provare ad infilare il camice del professionista.