Questi due anni di pandemia per i farmacisti sono stati un altalenarsi continuo di successi e periodi difficili, un eterno gioco delle parti fra salvatori del mondo e biechi approfittatori. E adesso? Quale futuro spetterà alle farmacie?
Il mercato dei tamponi è al suo inevitabile epilogo, ma all’orizzonte non si sta palesando nessun’altra opportunità da arraffare al volo nella pia speranza di mantenere un buon flusso di cassa. Al contrario, al netto dei prodotti covid, gli ingressi sono in caduta libera, integratori e cosmetici si stanno diluendo ogni giorno di più in un mare di offerte che superano di gran lunga la domanda, il farmacista è sempre più stremato dall’avvilimento per un lavoro poco soddisfacente, mal organizzato e ancor peggio percepito dalla clientela.
Abbiamo una sola possibilità: ripartire da noi, dalla nostra professione, da quello che ci piacerebbe fare, da chi vorremmo essere per coloro che ci stanno più a cuore. “Sono i clienti che me lo chiedono”; “tutti lo vogliono”; “la gente lo cerca”: e noi cosa vogliamo fare davvero? E’ arrivato il momento di chiedercelo e di trovare una risposta, ma che sia “nostra”, non l’ennesima spinta infarcita di luoghi comuni, di semplificazioni, di scorciatoie ad uso e consumo di un mercato che ha preso una deriva che può diventare per noi devastante e nefasto.